In un’epoca in cui i cantanti emergono a suon di
talent show e social media, diventa sempre più difficile riuscire ad apprezzare
voci davvero nuove e lontane dal solito tam tam nazional popolare, in grado di
farci ricordare quel ventennio d'oro della musica italiana, collocabile tra gli
anni '60 e '80, che ancora fa sognare moltissimi fan. Allora diventa
coinvolgente e incoraggiante parlare di Leonardo Caranzetti, un cantante
nettunese che merita molta notorietà ed ha recentemente interpretato quattordici
pezzi nell'album "Sarò", scritti da Mercuri e Pungelli, inciso presso
lo studio "Arte, Musica & Spettacolo". La grafica del disco è
stata curata da Danilo Carrarini ed ha ottenuto il supporto dell'emittente
locale Radio Antenne Erreci. Ascoltando traccia dopo traccia i singoli brani,
già dall'incipit di "Sarò", il brano omonimo dell'album, si coglie
una vena d’intenso romanticismo che avvicina Leonardo Caranzetti a cantautori
come i Pooh. "Siamo fatti così", che si basa su arrangiamenti lievemente
più rock, fa volare la mente dell'ascoltatore paragonando l'interprete
nettunese a Vasco Rossi. Il brano "Un angelo diventerò" ci porta
invece sulle reminiscenze di alcuni successi targati Eros Ramazzotti, mentre
"Io ti canterò" non si allontana molto dall'impostazione del miglior
Max Pezzali, alle sue prime ballate da ex degli 883. "Persi" e
"Segnali di fumo" sono brani davvero originali e anticonformisti, che
ci ricordano quanto sia importante l'evasione dalla routine quotidiana, in
questa misera società del politicamente corretto. Impossibile quindi non
paragonare "Cosa resterà di noi", con la quasi omonima canzone di
Raf, anche se Leonardo Caranzetti mette significativamente il suo accento sulle
personalità di cui canta, con estro e buon gusto. I pezzi "Sei
fantastica", "Sei una bomba d'amore" e "Un amore io e
te" sono invece tre appassionate dichiarazioni alla propria dolce metà,
nelle quali molti cultori della musica leggera e pop italiana potranno
riconoscersi. Di tutt'altro sapore "Che donna sei", in cui Leonardo
Caranzetti ci trasmette, con struggente sensibilità, i postumi di una storia
finita male. Brani di spensierata evasione, tipicamente vacanzieri, sono invece
"Guarda come brilla" e "Ciliege ciliege", con i quali
l'artista ci intrattiene grazie a ritmi morbidi e ballabili, ma sempre
gradevolissimi e piacevolmente orecchiabili, quasi in stile Los Locos, infine,
"Pensieri d'autunno" consegna al ricordo malinconico e suadente del
passato un’altra estate che se ne va, tra sabbie fredde e onde pigre, come
"Sognando la California" dei Dik Dik e "29 settembre"
dell'Equipe 84. Terminando si tratta di un disco certamente interessante e
facilmente apprezzabile, che può e deve spronare Leonardo Caranzetti a
continuare così; con l'impegno, la grinta e la passione che lo
contraddistinguono.
Mariodonato Lombardini
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