lunedì 26 agosto 2019

martedì 26 febbraio 2019

Canntona presenta "Colonie".



“Casa è lontana, parte del sogno, ora c’è solo sale e acqua. La stessa casa rievocata in ogni preghiera, ogni rinuncia, ogni solitudine; il nido da cui sei dovuto partire e che così a lungo ti ha tarpato le ali. Viaggiatore disperato alla ricerca di fortuna in altre Colonie; suburre esiliate di ricche metropoli: Mirafiori sarà casa tua, Rudow sarà casa tua, Saint Denis sarà casa tua. Il freddo busserà impaziente alla tua porta, ti aspetterà ansioso sopra una panchina di un parchetto di periferia, inconsciamente lo lascerai diventare il tuo migliore amico. Migliore amico, sì; perché è difficile trovarne altri: i pochi che come te ce l’hanno fatta (soprav)vivono in sei in un monolocale di enormi alveari urbani, schiacciati contro i muri, avvelenati dal fetore rancido della muffa agli angoli delle pareti, dalle blatte che corrono sotto il frigorifero vuoto e spento. Eppure dovevi partire. Che senso hanno adesso i profumi della tua gioventù, precocemente svaniti. Poco la memoria sa’ delle corse da bambino per le strade della medina, a fatica rimembra l’odore del tajine di tua madre che empiva i drappeggi della riad; delle tue mani che stringevano le sue mentre passeggiavate sulle mura del porto di Essaouira, scrutando un mare piatto e imperturbabile, che presto si sarebbe rivelato nelle sue vesti di spietata freddezza. Eppure dovevi partire, ma un giorno forse tutto tornerà come in principio, un sole benevolo celebrerà il tuo rientro e tingerà i muri dei vicoli di un nitore ocra, l’Imam invocherà l’Ashura e pregherai, con la fronte adagiata sul tappeto, rendendo grazie per ogni giorno, ogni ora, ogni attimo passato nella tua Colonia; non sapendo più quale sia la differenza tra la casa in cui sei nato e quella che ti ha cresciuto. Solo in quell’attimo, Madyouf, capirai il valore della Colonia che ti ha istruito, adottato come una madre ventenne ormai in ritardo per abortire”. Eppure dovevi partire. Paradossalmente – ma nemmeno troppo per il momento storico in cui siamo impantanati – ci troviamo a interrogarci sulle ragioni di partenze affrettate, costrette; traversate verso orizzonti offuscati. In questo tremendo pantano tendiamo ad accomodarci, rifugiandoci in prese di posizioni estreme, che difficilmente potrebbero apparirci stabili se ci accorgessimo di aver dimenticato cosa sia l’ignoto. Eppure dovremmo partire; o almeno avremmo dovuto farlo. Saremmo dovuti essere audaci al momento opportuno, più strafottenti rispetto alle aspettative di chi ci ha educato, meno accondiscendenti verso quelle di chi ci amava. “Colonie”, l’ultimo brano di Lorenzo Cannavacciuolo, in arte Canntona, parte proprio da questo assunto: la partenza come ricerca di consapevolezza, realizzazione. “Non chiedo scusa, e non è irriconoscenza, Giuda è che sono partito per ampliarmi la veduta”. Liriche taglienti, dense di autoconsapevolezza, arricchite da un video di stampo cinematografico, realizzato da Mattia Giaon. Elementi che un genere virale come il rap sempre più spesso accantona, prediligendo un approccio più immediato e povero di contenuti. “Colonie” ne racchiude diversi, spingendo dolcemente l’ascoltatore ad una riflessione su un argomento controverso. Il giovane artista di origini torinesi si serve, infatti, del tema del viaggio per sviluppare il concetto cardine: l’appartenenza. All’interno del video essa assume diverse sfumature: è narrata quella etnica, preziosa e preservata da una giovane coppia e, successivamente, il sentimento di appartenenza condiviso dai membri di un gruppo, e la loro rinuncia a partire. Personaggi apparentemente slegati, che però si riscoprono accomunati da un medesimo luogo condiviso, rappresentato, nel video, da una coppia di palazzoni gemelli, che infilzano violenti il grigio cielo cittadino. In questo nulla di nuovo: la narrazione delle periferie è un argomento caro al rap; luoghi isolati inaspettatamente fonte di meraviglie, fautori di un forte spirito di rivalsa. “Colonie”, però, aggiunge un tassello fondamentale: il brano, infatti, non narra di un rapporto statico, non si limita al “quartieri come Colonie, come colonne d’Ercole, come dolci condanne a non tagliare il cordone” recitato nei primi versi. Approfondisce il rapporto con le stesse, come questa innegabile attrazione magnetica possa divenire gabbia per alcuni e movente per altri. “Rari progetti di fuga, è che lo stesso ritmo che ti culla ti incide ogni ruga, ti annulla alla lunga” - “prendere distanza da ‘ste strade, per tornare un giorno e viverle con più pathos”. Il racconto del sentimento di appartenenza nei confronti di un luogo, le “Colonie”, assume forme diverse di fronte alle scelte dei protagonisti, rimanendo, però, immutato nella sua natura. Nell’arco dell’intero brano aleggia un’atmosfera malinconica, la quale, però, viene assecondata solo nelle battute finali in cui Canntona finalmente si abbandona  al richiamo di una serie di immagini che finiscono a rincorrersi in una lista finale, con le mani del giovane narratore che sembrano rovistare ansiosamente tra i ricordi. “La periferia che inghiotte, cammini fino ai confini, fin quando non è più notte, noi stretti dentro i giubbotti, accendila e buonanotte”. Solo nell’ultima parte del brano l’artista sposta, infine, l’attenzione su di sé, divenendo il protagonista di questa narrazione collettiva; ed è come se ogni concetto espresso nel brano si condensi in una semplice, ma emozionante, presa di coscienza. Due versi, che risuonano a metà tra un augurio e una promessa: “Perché sono figlio di questo, dei suoi contrasti spinti plasmato da ‘ste Colonie, corone di spine ai vinti”. Il simbolo della passione religiosa, del sacrificio di un singolo, diventa emblema di una gloria collettiva, dell’orgoglio di poter donare agli ultimi i loro giusti meriti. Di fronte ad una società che demonizza le periferie, che acuisce le differenze, rendendole terreno di scontro, “Colonie” è un manifesto controcorrente. Info: polimeno.stef@gmail.com - lorenzocannavacc@gmail.com - @canntona_albtz - https://m.facebook.com/canntona.albtz - http://bit.ly/Canntona-instagram - http://bit.ly/Canntona-Colonie

mercoledì 20 febbraio 2019

Sei un giovane musicista? Partecipa a LAZIOsound, scadenza 15 marzo 2019.


Sogni di fare musica? Hai una band, sei un compositore, un cantante o un musicista e hai tra i 14 e i 35 anni e sei residente o domiciliato nella regione Lazio? Partecipa a LAZIOSound, il programma della Regione Lazio per sostenere la produzione, promozione, distribuzione, internazionalizzazione e formazione di artisti e band under35. Tre le fasi di selezione: prima da una giuria di esperti del settore musicale, successivamente da un format radiofonico ideato da RadioRock e infine attraverso un tour di cinque serate live tra importanti locali della città di Roma. C'è tempo fino a venerdì 15 marzo per iscriversi e inviare la propria candidatura tramite il portale www.regione.lazio.it/laziosound. La partecipazione è gratuita ed aperta a tutti i generi musicali: dalla musica classica al rock, dall’indie al rap, dall’elettronica al jazz. Le possibilità di crescita per i giovani emergenti si moltiplicheranno anche grazie alla partecipazione attiva di Radio Rock 106.6, ATCL, MEI - Meeting delle Etichette Indipendenti, Dominio Pubblico, Marte Live System, Arte2o, Smash, Blond Records e CinicoDisincanto. Selezioniamo le proposte migliori su RadioRock e con 5 eventi nei migliori locali di Roma! Ti facciamo arrivare fino in Giappone e in Canada! Qui tutte le info: www.regione.lazio.it/laziosound - laziosound@regione.lazio.it

martedì 8 gennaio 2019

Mario D'Acunto presenta "Tutto è possibile".


Dopo la semifinale nella scorsa edizione di Sanremo Giovani, con il brano “La mia fede”, il cantautore anziate Mario D’Acunto torna sulla scena musicale con il suo nuovo brano “Tutto è possibile”, disponibile dal 28 dicembre su tutti i Digital Stores. Uscita videoclip ufficiale su Youtube: 28 dicembre. Testo di Mario D’Acunto, musica di Mario D’Acunto e Luca Sala (vincitore a Sanremo 2012 con il testo di “Non è l’Inferno” interpretato da Emma Marrone). Produzione: “Rosso al Tramonto”, etichetta discografica di Milano. Videoclip diretto da Dalila Ceccarelli girato a Roma. Sceneggiatura video:  Mario D’Acunto e Dalila Ceccarelli. Il brano nasce in risposta a delle parole che spesso, come cantautore, sono state rivolte a Mario, specialmente nell’ultimo periodo: << è un mondo difficile >>. Mario crede che così il luogo comune cerchi di frenare i sogni di ognuno di noi, per far posto alla rassegnazione. Pensando a cosa è davvero facile ed alla doppia soddisfazione che può scaturire da un obiettivo raggiunto dopo aver superato mille ostacoli, Mario si è detto che per lui che vuole vivere di musica, sarà anche un mondo difficile, ma che tutto è possibile! Ai luoghi comuni ed al pessimismo risponde con un “la la la la”, ci canta su, come a racchiudere un po’ tutte le chiacchiere nella sua risposta, data col sorriso e la felicità di chi continuerà a credere nel proprio obiettivo e sogno ed a tentare e ritentare. Alle difficoltà, risponde invece che “anche le nuvole sono un contorno per un cielo incantevole”. Mario D’Acunto crede che l’importante sia il ricercare, il trovare ed il non smarrire la propria identità artistica, ed il suo brano vuole anche essere un quadro di come il suo modo di essere nell’arte, si rapporti al suo stile di vita. Dopo il conseguimento della laurea triennale in Letteratura Musica e Spettacolo alla Sapienza di Roma, Mario si è trasferito da Anzio a Torino per motivi musicali, iscrivendosi anche alla magistrale in Letteratura, Filologia e Linguistica italiana presso l’Università degli Studi di Torino. Nuovi brani stanno nascendo insieme a nuovi progetti artistici, nella definizione di una costante attività live.

lunedì 7 gennaio 2019